Eventi cruciali

per una storia dei metalmeccanici bresciani

CRONOLOGIA EVENTI

 ANNI CINQUANTA

Angelo Gitti

Con il 1° Congresso nazionale celebrato a Genova dal 12 al 14 ottobre 1951 nasce ufficialmente anche la Fim di Brescia: la Cisl a Brescia tuttavia era presente tra i metalmeccanici già all’atto della sua costituzione nel 1950.
Il primo Segretario generale della Fim di Brescia è stato Bruno Lucchese operaio della Sant’Eustachio; resterà in carica fino al 1958, quindi diventerà segretario della Cisl di Alessandria.
In primo piano nella fotografia, il Segretario generale della Cisl di Brescia Angelo Gitti.

Siamo nel primo dopoguerra, in una congiuntura economica critica nella quale le aziende cominciano a riorganizzarsi, spesso offrendo condizioni di lavoro pesanti e nocive, favorite anche dalla condizione di debolezza di un sindacato in fase nascente. Sono tuttavia anni di maturazione di una nuova classe dirigente meno influenzata dalla prudenza legata alla fase unitaria degli anni 1946-1948 conclusasi con la rottura dell’unità sindacale. Alla fine degli anni Cinquanta, dopo un primo segnale di crisi delle adesioni, la Fim di Brescia si rinnova: il nuovo gruppo dirigente è rigoroso, poco accomodante e soprattutto autonomo.

Nel novembre del 1958 alla guida della Fim arriva Franco Castrezzati, a destra nella foto, ex partigiano, uomo di formazione cattolico-popolare, portatore di una cultura sindacale innovativa, un dirigente che si era fatto conoscere tra i delegati e gli attivisti come formatore della Cisl.
In questo periodo, la Fim deve fare i conti con un atteggiamento paternalistico degli imprenditori, più interessati ad un sindacato subalterno, in grado di contrastare la presenza delle organizzazioni di ispirazione comunista nelle fabbriche, che a far crescere relazioni sindacali moderne, improntate alla collaborazione.

La scelta di campo della Fim sarà perciò di netta autonomia verso gli imprenditori, ma anche verso la Confederazione, e di forte impegno per l’unità d’azione con la Fiom.
Significative al riguardo saranno alcune battaglie sindacali: la lotta contro il premio antisciopero nel novembre del 1958 alla OM, gli scioperi per giungere attraverso accordi aziendali all’istituzione del premio di produzione (come accadde alla Beretta), la sottoscrizione unitaria per sostenere le lotte dei lavoratori. Sulla scia delle sue iniziative la Fim di Brescia diventerà anche punto di riferimento a livello nazionale nel confronto per il rinnovamento interno, insieme alle Fim di Milano e di Torino.

 ANNI SESSANTA

Gli anni Sessanta vedono il ricambio del vertice nazionale della Fim; Castrezzati, pur rimanendo Segretario a Brescia, entrerà nella Segreteria nazionale insieme a Pierre Carniti (nella foto mentre interviene ad un dibattito), fino ad allora Segretario della Fim di Milano.
Il contratto nazionale del 1966 segnò una nuova tappa nella vita interna della Fim. Dopo il congresso del 1965 celebrato proprio a Brescia, la Fim elaborò una serie di richieste da inserire nella piattaforma, alcune delle quali furono giudicate troppo radicali dalla Fim di Brescia che pur criticandole le sostenne con lealtà e generosità.
Il contratto fu chiuso con un accordo al ribasso e senza consultare preventivamente i componenti della Segreteria nazionale, Castrezzati compreso, che si dimise per protesta dalla Segreteria e per alcuni anni non partecipò più nè al Consiglio nazionale né all’Esecutivo.

Il decennio si chiude con l’«autunno caldo» che a Brescia registrò una grande partecipazione dei lavoratori, impiegati compresi, alle lotte e alla mobilitazione per il nuovo contratto dei metalmeccanici che venne fi rmato nel dicembre del 1969 dopo una imponente manifestazione a Roma. Fu un grande successo: forti aumenti salariali, settimana lavorativa di 40 ore, allargamento dei diritti sindacali (assemblea, riconoscimento dei delegati), diritto alla contrattazione integrativa. Nella fotografi a qui sopra e in quella delle pagine precedenti, due manifestazioni attorno alla storica area industriale a ridosso della ferrovia.

 ANNI SETTANTA

Gli anni Settanta si aprono all’insegna di grandi cambiamenti, socio-economici, politici, ma soprattutto culturali.
Comincia ad emergere anche il fenomeno del terrorismo «rosso» con la nascita delle Brigate Rosse, che allora come oggi sembra accanirsi contro l’area politica e sindacale più progressista insinuandosi anche nelle fabbriche: a Genova, nel 1979, viene ucciso Guido Rossa, delegato della Fiom genovese.
Nel solo 1979 le Brigate Rosse si resero responsabili di 29 omicidi.

Piazza della Loggia 28 maggio 1974. Il terrorismo «nero» colpisce duramente l’Italia e Brescia in particolare. Dopo uno stillicidio di attentati che alimentano la strategia della tensione, il 28 maggio 1974 viene collocata una bomba in Piazza della Loggia che viene fatta esplodere durante un comizio sindacale tenuto da Franco Castrezzati. L’obiettivo dei terroristi è il ridimensionamento del ruolo del sindacato e dei lavoratori.
Il bilancio definitivo sarà gravissimo: otto morti e centotre feriti, tutti manifestanti antifascisti. Perdono la vita nell’attentato Giulia Banzi Bazoli, Livia Bottardi, Clementina Calzari Trebeschi, Alberto Trebeschi, Euplo Natali, Bartolomeo Talenti, Luigi Pinto, Vittori Zambarda.

Venerdì 31 maggio 1974. Si celebrano i funerali di Stato per le vittime della strage di Piazza della Loggia. Una folla immensa giunta da ogni parte d’Italia partecipa alla cerimonia.

Ma il sindacato non si lascia intimorire. Il 20 maggio 1970 si giunge all’approvazione dello Statuto dei diritti dei lavoratori. Nel 1973 viene fi rmato il Contratto dei metalmeccanici che istituisce l’inquadramento unico e le 150 ore per il diritto allo studio; si sperimentano i primi tentativi di unità organica del sindacato con la nascita della Flm.
In coerenza con il percorso unitario deciso, la nascita della Flm fu preceduta da un congresso straordinario (il settimo) di scioglimento della Fim che si tenne il 13 maggio 1972 al Franciscanum di Brescia.
Fiom e Uilm però non seguirono la medesima strada, per cui la Fim si troverà costretta a ricostituirsi l’anno successivo, convocando il suo VIII° Congresso.
Tutto ciò segnalava una crisi nel rapporto unitario tra le Federazioni che avevano costituito la Flm.

La mancata realizzazione dell’unità sindacale organica nella Flm, con lo scioglimento delle tre federazioni, ebbe delle conseguenze per tutto il movimento sindacale.
Anche a Brescia se ne avvertirono i contraccolpi. La Fim, infatti, si divise fra chi, in testa Castrezzati (nella foto mentre interviene), difendeva l’autonomia anche a costo di aspri confl itti con la Fiom, e chi invece considerava prioritario, anche per ragioni politiche generali, di salvaguardare l’unità sindacale. Il congresso di Manerbio del 1977 confermò la maggioranza a Franco Castrezzati.

Gli anni Settanta sono stati quelli della crescita impetuosa della contrattazione aziendale e del potere dei consigli di fabbrica, della crescita del salario, della riduzione degli orari, del miglioramento delle condizioni di lavoro in fabbrica, malgrado l’atteggiamento degli industriali bresciani e della loro associazione che, fatte alcune eccezioni, tendeva ad osteggiare la crescita del sindacalismo nelle fabbriche.

Nel 1977 Franco Castrezzati viene eletto segretario della Cisl di Brescia. Gli succede Marino Gamba nativo di Palazzolo, laureatosi in Scienze politiche mentre lavorava alla Innocenti di Milano, e rientrato a Brescia dopo un periodo trascorso a Roma in qualità di operatore nazionale della Fim.

 ANNI OTTANTA

Gli anni Ottanta con il successo negli Stati Uniti e in Inghilterra delle politiche economiche liberiste, adottate dal presidente Reagan e dalla signora Thatcher, segnano la crescita di una cultura ostile al sindacato.
In Italia la scena è dominata da una inflazione a due cifre, con la conseguente perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni, con l’aumento della disoccupazione e delle ristrutturazioni aziendali, con cassa integrazione e licenziamenti.
Si intravede la crisi della contrattazione di cui la vicenda FIAT, con la cassa integrazione a zero ore e la cosiddetta marcia dei 40.000 di aperta contestazione alle leadership sindacali, ne è il simbolo.

Il dibattito interno al sindacato e alla Fim in particolare è contrassegnato da alcune importanti tappe:
Il congresso del 1981 a Brescia, nel quale si consuma una divisione tra la maggioranza guidata da Marino Gamba e la minoranza guidata da Rodolfo Valentino, e nel quale verrà inoltre attuata la scelta organizzativa, decisa nel convegno di Montesilvano, di strutturare il sindacato italiano non più per province ma per comprensori.
Nasceranno quindi, nella nostra provincia i comprensori del Garda, di Brescia e della Valle Camonica.

Il primo Segretario generale del comprensorio del Garda fu Rodolfo Valentino operaio della Italsider di Piombino che dopo una lunga esperienza sindacale era approdato nella segreteria Fim di Brescia.
A lui succederà Enzo Torri eletto Segretario generale nel 1985, operaio della Omap, con una esperienza di operatore alla Fim di Brescia e componente della segreteria del Garda.

Il Decreto di S. Valentino del 14 febbraio 1984, sulla predeterminazione dei punti di contingenza, segna la rottura dell’unità sindacale. È in questa fase che a Brescia esce allo scoperto il cosiddetto “movimento degli autoconvocati” originariamente composto dai delegati leader delle principali fabbriche e nato come stimolo e critica alle politiche confederali. Dopo la rottura sindacale del 1984, tale movimento verrà egemonizzato dalla Cgil e in particolare dai delegati Fiom della IVECO con la partecipazione di alcuni delegati Fim.

Il 24 marzo 1984 la Cgil promosse una grande manifestazione a Roma contro il Decreto sulla scala mobile. Alla manifestazione in Piazza S. Giovanni parteciparono anche delegati Fim della OM e uno di loro parlò dal palco.
Successivamente il Pci – che allora manteneva solidi legami con la Cgil – raccolse le fi rme per un referendum abrogativo del decreto sulla scala mobile che però venne bocciato dal responso popolare. In quel caso, tuttavia, tutti i delegati Fim della OM si pronunciarono contro il referendum e contro le forzature del Pci.
Le motivazioni della posizione, tenuta dal gruppo Fim della OM, in aperto contrasto non solo con la Cisl ma anche con la larga maggioranza della Fim bresciana, furono sostanzialmente politiche e sono rintracciabili nella battaglia congressuale di Manerbio del 1977.

Nel 1985 fi nisce l’unità sindacale nella Flm. La Fim di Brescia, che con generosità si era spesa per questo obiettivo superando i vincoli associativi preesistenti, paga fortemente in termini organizzativi la nuova situazione: “solo” 5.500 lavoratori scelsero infatti la Fim.
Negli anni successivi con pazienza e fatica la Fim ricostruirà, in condizioni molto diverse, i propri legami associativi riuscendo a raggiungere gli attuali livelli.

Nel 1986 diventa segretario generale Armando Scotuzzi (nella foto) operaio della LMI di Villa Carcina, storica azienda bresciana, che ha percorso tutte le tappe della carriera sindacale dentro la Fim prima di entrare nella segreteria della Cisl bresciana.
Questi anni sono contrassegnati da richieste imprenditoriali di aumento della produttività, dell’effi cienza, dei turni di lavoro e nelle acciaierie di introdurre il lavoro domenicale. La contrattazione è particolarmente diffi cile, per la scontata resistenza dei lavoratori e per le divisioni sindacali, ma otterrà comunque importanti risultati in termini salariali salvaguardando la competitività delle aziende minacciate dalla concorrenza internazionale.

Sono anche gli anni in cui viene denunciata “l’anomalia bresciana” rappresentata da un sindacalismo duro, fortemente caratterizzato da una componente ideologica: la Fiom in particolare si ritrova in questa prospettiva, mentre la Fim comincia a ragionare di partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali dell’impresa. L’Aib tuttavia continuava a mantenere un atteggiamento negativo verso la contrattazione nelle fabbriche al punto da distinguersi anche rispetto alle altre Unioni industriali del Nord per il suo carattere intransigente. Al di là della durezza di facciata, soprattutto a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta emerse una linea “realista” che, in nome della necessità di fare i conti con l’intransigenza operaia, fi nì per lasciare spazio proprio alle componenti più radicali rappresentate dalla Fiom. Ciò pose le basi per una lunga egemonia di tale sindacato nelle vicende sindacali bresciane.
Nella fotografi a la clamorosa protesta sindacale che impedì lo svolgimento della tappa del Giro d’Italia.

 ANNI NOVANTA

Gli anni Novanta vengono ricordati come gli anni della concertazione che salvò l’Italia da una sicura bancarotta grazie all’accordo tra Governo e parti sociali il 23 luglio 1993 e che conteneva anche normative sulla struttura della contrattazione e sulle regole per la elezione delle Rsu.
Questo accordo sottoscritto unitariamente e sostenuto unitariamente in quasi tutta Italia, fu fortemente osteggiato dalla Fiom e dalla Cgil di Brescia. Ma gli anni ‘90 furono anche quelli della riforma delle pensioni (la riforma Dini) che consentì, con l’accordo di Cgil Cisl e Uil, di salvaguardare il sistema pensionistico pubblico, altrimenti minacciato nella sua capacità di reggere i mutati scenari demografi ci e occupazionali.
La Fim di Brescia difenderà con coerenza questo accordo, anche per coloro che allora gli scatenarono contro una dura battaglia.

Sul versante organizzativo interno, a fi ne del 1992, prendendo atto che il decentramento istituzionale sperato non si era realizzato, la Fim di Brescia si riunifi ca con quella del Garda.
La riunifi cazione avverrà con una nuova Segreteria composta da sei componenti sempre presieduta da Armando Scotuzzi. Nel 1994 Armando Scotuzzi viene eletto nella Segreteria Cisl di Brescia. Il nuovo segretario generale della Fim diventa Aldo Menini operaio della Breda, operatore sindacale e successivamente componente della Segreteria prima di diventare Segretario generale.

Lo scenario bresciano appare in questa fase caratterizzato da una divaricazione sempre più netta tra i modelli sindacali in campo: da un lato la Fiom e dall’altro la Fim e la Uilm.
Ciò produce confl itti sulle politiche concertative delle Confederazioni e sull’applicazione nel settore metalmeccanico dei nuovi modelli contrattuali (premio di risultato). La Fiom cerca di rappresentare l’atteggiamento, ormai molto diffuso anche tra i lavoratori delle fabbriche, di diffi denza verso tutto ciò che viene da Roma e che troverà terreno fertile nel nascente movimento leghista.
La Fim, invece, convinta che l’antagonismo non porti buoni frutti per i lavoratori, inizia a teorizzare e a praticare, dove possibile, modelli di relazioni industriali più legati ad una cultura partecipativa, recuperando così, seppure in parte, il terreno organizzativo perduto. La contrattazione nelle aziende, nonostante le diffi coltà, proseguì e incrementò la sua capacità di infl uenza, cercando un diffi cile equilibrio tra radicalismo e nuove regole partecipative.

Sul piano dei rapporti con gli imprenditori proseguì la politica degli anni Ottanta, anche in presenza di regole per la contrattazione stabilite dal protocollo del 23 luglio 1993. L’auspicio era che tale accordo introducesse modalità più partecipative nelle relazioni industriali.
Ciò non avvenne: da un lato la Fiom bresciana rifi utò nei fatti molte parti di quell’accordo e dall’altra l’Aib mantenne un atteggiamento di rigido rifi uto di ogni eccezione, rispetto alle regole del 23 luglio, anche su aspetti secondari, salvo poi, in alcuni signifi cativi casi, favorire accordi diretti tra le parti fuori da ogni fi losofi a partecipativa.
Nelle pagine precedenti, una storica fotografi a: Castrezzati (Fim Cisl) e Sacerdoti (Fiom Cgil) entrano per la prima volta, nell’autunno del 1969, alla OM di Brescia con gli operai per l’assemblea di fabbrica.

Eletto nella Segreteria della Cisl di Brescia nel 1997, ad Aldo Menini subentra Marco Castrezzati, operatore, componente della segreteria Fim e successivamente operatore nazionale della Fim, a cui la Segreteria nazionale affi da il compito di riorganizzare la categoria e ridargli una nuova leadership dopo i diffi cili anni Novanta.
Marco Castrezzati rimarrà Segretario generale fino al 2000, preparando la nuova Fim al diffi cile confronto tra le Federazioni dei metalmeccanici che si svilupperà negli anni successivi.

 FONTI E MATERIALI

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www.ibs.it

La Fim di Brescia : per una storia dei metalmeccanici bresciani.
– Sesto San Giovanni : BiblioLavoro, 2008. – 47 p. ; 21 cm.
– (Fonti e materiali ; 2). – ISBN 978-88-95660-05-9.
1. Federazione italiana metalmeccanici – Brescia – prov.-. – 1950-2000
I. Federazione italiana metalmeccanici – Brescia –
CDD 331.88171094526 – Sindacati. Industria metallurgica. Brescia – prov.-
Scheda catalografica a cura di LibEnter srl, Milano